5641Seconda metà del XVII sec.

Altezza cm. 290, larghezza cm. 240

L’arazzo mostra un paesaggio con grandi alberi e, nel fondo, un antico castello cinto da poderose mura. ln primo piano, a sinistra, è seduta una bella donna vestita in rosso, con le sottomaniche blu. La sua acconciatura elaborata, con treccine riprese sulla nuca, ed il suo vestito sono in stile rinascimentale. Ai piedi, però, indossa leggeri sandali all’antica. A destra sta un bel giovane, che parla con lei, gesticolando verso la lontananza con mano destra. Egli indossa un’armatura alla romana, ossia una corazza dalla corta gonna lembata, coperta da un ampio manto giallo-rosso drappeggiato sopra la spalla sinistra, calze blu e stivali all’antica aperti aite dita dei piedi come sandali. Alla sua sinistra pende un arco e faretra con frecce. Completa l’arazzo un’elegante bordura concepita a guisa di cornice lignea scolpita con foglie di acanto e dorata.

La storia rappresentata è quella mitologica di Venere e Adone, ispirata alle Metamorfosi di Ovidio (lb.XI). Adone fu il bel figlio di Toante re d’ Assiria e di Mira, che venne trasformata in albero alla nascita del bambino. Venere, dea della bellezza, s’innamorò di Adone ed ebbero due figli. Venere aveva paura che Adone, cacciatore appassionato, avrebbe avuto una fine tragica e cercò di dissuaderlo dalla caccia, ma senza successo. Un giorno infatti Adone fu ferito da un cinghiale che cacciava e dove era caduto il giovane sbocciarono fiori d’anemone.

Quest’arazzo è un prodotto tipico della manifattura inglese di dove prevalgono linee semplici e colori decisi ma ben giustapposti. Anche la bordura imitante una cornice lignea intagliata e dorata, riflette il gusto della manifattura (cfr. Franses Tapestries, 1973 tavv.27e35).

Fondata per volere del sovrano Carlo I d’Inghilterra nel 1619, con abili maestranze provenienti dalle Fiandre, Mortlake continuò la sua produzione fino al 1703. Con una perfetta tecnica di esecuzione furono replicati importanti cicli di arazzi, come gli Atti degli Apostoli di Raffaello, o i Giochi di putti di Giulio Romano. Nella seconda. metà del Seicento, la manifattura si orientò verso la proposta di splendidi cicli mitologici per lo più ispirati alle Metamorfosi ovidiane, a cui è riconducibile l’esemplare in esame,

Bibliografia

J. Franses, Tapestries and their Mithology, London 1973

Gli Arazzi, Milano 1981.