Galleria Boralevi
dal 23 settembre al 1 ottobre
COMUNICATO STAMPA
La Galleria Boralevi in occasione della “Biennale dell’Antiquariato di Firenze” (23/9- 1/10) espone nei propri spazi di Via Maggio 16 r. una piccola ma preziosa collezione di “Tappeti Dell’Atigianato Abruzzese”, realizzati per la maggior parte nell’antico Borgo di Pescocostanzo nella provincia dell’Aquila, tra la fine del XVIII e l’inizio del XX secolo.
Una leggenda racconta che l’arte dei tappeti fu introdotta a Pescocostanzo da schiave turche e cipriote, mancano documenti storici che avvalorino tale tesi ma è noto che prima dell’anno 1000, nuclei di orientali (in particolare greci, albanesi e bulgari) dimoravano sulla fascia costiera abruzzese-pugliese e nei territori interni. Da tenere in conto è la grande produzione di lana della zona e l’isolamento in cui le donne vivevano quando gli uomini erano via con le greggi a svernare nei territori pugliesi.
Tutti elementi che avvalorano quindi l’ipotesi di un’origine antica locale del tappeto di lana, a cui si affiancò in seguito l’apporto delle schiave orientali, sembra infatti che ci siano testimonianze scritte sulla presenza di schiave a servizio di nobili famiglie di Pescocostanzo.
“Tecnicamente il tappeto di Pescocostanzo differisce da quelli orientali annodati che genericamente sono detti persiani ed assomiglia alle tovaglie perugine e ai tappeti tessuti dalle popolazioni del Caucaso della regione Karabagh, detti Sumak. I fili che costituiscono i motivi ornamentali a colori sono intrecciati nell’ordito e alternati ad
ogni battuta, da fili di trama del fondo. Anche le tinture a Pescocostanzo come nei centri del Caucaso venivano ricavate da sostanze vegetali ed organiche. Il tappeto pescolano non servì mai per coprire pavimenti bensì: cassoni nuziali, panche, pareti. Il formato stretto e lungo del primo del secondo tipo ce lo conferma; ma anche quelli a due teli con le proporzioni e le caratteristiche del tappeto classico servirono per rivestire le pareti e coprire letti. Nonostante le affinità tecniche ed estetiche con altri manufatti va riconosciuta alle abili e creative donne di Pescocostanzo la particolare fantasia ed il gusto nell’intreccio sia nei colori che nei disegni che hanno portato all’elaborazione di un particolarissimo genere di tessuto che è a ragione considerato il più bel prodotto tessile dell’arte popolare italiana.”
estratto dalle informazioni affisse nella sala dei Tappeti del Museo del merletto a tombolo di Pescocostanzo (AQ).