5642Fiandre, Manifattura di Oudenaarde, ultimo quarto del XVI secolo 

Altezza cm. 181, larghezza cm. 223. 

L’arazzo rappresenta una scena di lotta fra animali reali e fantastici, ambientata in una ricca vegetazione. Grandi foglie di acanto, liberamente disegnate a larghi tratti ricurvi, si sviluppano su di un fondo blu scuro campeggiando nella parte centrale del panno. Ai limiti inferiori della rappresentazione un grifo, dalla testa aquilina, collo squamoso e corpo leonino, è in procinto di ghermire un leone. Il felino, risponde all’attacco digrignando i denti e mostrando la lingua. Alle spalle delle due fiere un lupo, esce da dietro un’onusta quercia. La folta chioma dell’albero chiude sul lato destro il pannello, mentre sul sinistro si sviluppa una fitta vegetazione con alberi rigogliosi carichi di frutti, inframmezzati da altre piante fiorite. 

Animaletti di vario tipo si muovono fra gli alberi animando la scena: uno scoiattolo e una scimmietta si arrampicano sui rami a sinistra, farfalle e uccellini, di cui uno, al centro, reca nel becco un venne, volano liberamente. 

Oltre le grandi foglie, nella parte superiore della composizione segnata mediamente da un elemento arboreo, un paesaggio collinare, posto in secondo piano, sale fino all’orizzonte. Fra le colline azzurrate sorgono sulla sinistra tipici villaggi nordici ed isolati edifici dai tetti spioventi. Dall’alto dei rilievi, allargandosi in ampie anse, un fiume scorre verso valle. Sulla sponda sinistra sorge un imponente castello turrito, con cupole e timpani sorretti da solide colonne, unito all’altra riva da un ponticello, che una dama sta attraversando. 

Una cimossa bruna incornicia l’arazzo. 

La gamma cromatica proposta vede un decisivo trionfo dei verdi con variazioni di blu, giallo e beige, composti in un armonioso Insieme impreziosito da qualche tocco di rosso. Il panno in esame è riconducibile alla fantasiosa produzione genericamente detta “verdure a grandi foglie” o più comunemente ‘feuilles de choux”, ben documentata in collezioni museali e private. Questi esemplari dai soggetti liberi e bizzarri evocanti il mondo fiabesco dell’Eden perduto, ebbero il loro periodo aureo a partire dalla metà del XVI secolo, fino all’inizio del successivo. In questo arco di tempo le “verdure” furono tessute in numerose manifatture provinciali fiamminghe come: Bruges, Enghien, Grammont e Oudcnaardc. 

Pensati in serie o come singoli esemplari, loro principali acquirenti furono i nobili che impiegavano questi panni altamente decorativi, per arredare ambienti meno importanti, ma spesso più ameni, delle loro residenze principesche. In inventari coevi le «verdure” risultano classificate a seconda dei tipi di piante rappresentate, oppure in base alla presenza di elementi figurativi o faunistici. Spesso questi ultimi, come nel nostro panno, avevano in origine un valore allegorico. Per questo ricorrono frequentemente animali simbolici quali cervi, felini, draghi, grifi o unicorni, tratti liberamente da “Bestiari” del tempo. 

La tecnica di tessitura raramente era molto raffinata, si utilizzava di consueto una catena di 5/6 fili a centimetro ed una trama in lana, con scarso uso di filati in seta. 

Anche 1a gamma cromatica era ristretta ad un numero relativamente esiguo di tinte fra cui, eccezionalmente, figurava il rosso: elementi che concordano perfettamente con l’arazzo in esame. 

Seppure prodotti in numerosi laboratori delle Fiandre con stilemi analoghi, a causa della prassi seguita dai mercanti di Anversa di assegnare indifferentemente gli stessi cartoni ad arazzerie di città diverse (Cfr. G. Delmarcel, Tapisseries…,1980, p.8), alcuni dati tecnici (vedi per esempio l’uso di profilare le figure di bruno e l’adozione di una gamma cromatica abituale centrata sul verde, giallo, beige e blu ravvivata da rari colpi di luce in seta bianca), indicano più precisamente la manifattura di Oudenaarde. Anche i tratti stilistici con cui viene rappresentata la fauna confermano questa attribuzione. Gli animali, usciti dai laboratori di questo importante centro di produzione, sono rappresentati sovente in maniera statica, quasi sempre di profilo, con le palpebre degli occhi leggermente abbassate ed una inconfondibile aria “bonaria” (Cfr. I De Meûter e M. Vanwelden, Tapisseries.., 1999, pp. 126 e seg.). 

A conferma di quanto esposto, indichiamo le analogie ravvisabili nel paesaggio e nell’interpretazione degli elementi sia arborei che faunistici dell’arazzo “Feuille de choux au Guepard et au Cerf ” tessuto ad Audenaardc verso il 1570, della collezione Chevalier di Parigi (L’arazzo è pubblicato in: “La Tapisserie Ancienne” del catalogo della mostra: Tapžsseries Francaises des XVII et XVIII stecles” Paris, 1989, fig.2). 

La datazione dell’arazzo dovrebbe aggirarsi intorno all’ultimo quarto del XVI secolo.